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Trento, 10 dicembre 2006
«RIPRENDERE LE FILA DEL CENTROSINISTRA»
Marco Boato: «Patt risibile, ma ci vuole più collegialità»
Intervista a Marco Boato
de l’Adige di domenica 10 dicembre 2006

«Questa presa di distanza del Patt dall’Intesa democratica e autonomista - spiega Marco Boato, presidente dei Verdi trentini e deputato - è risibile; condivido però le altre riflessioni di Ugo Rossi, che parla di gestione poco collegiale della maggioranza in consiglio provinciale».
Un nuovo intervento si aggiunge al dibattito scatenato giovedì da alcune dichiarazioni sull’Adige del coordinatore della Margherita Giorgio Lunelli, che aveva richiamato il Patt alla coerenza. «Il nostro partito - ha risposto l’altro giorno Rossi - non è né organico al centrosinistra né al centrodestra e per quanto riguarda la prossima legislatura serve un progetto nuovo e trasversale che sappia superare i poli nazionali e che sia fortemente differenziato rispetto al piano nazionale».

Onorevole Marco Boato, qual è il suo commento a questa uscita del Patt, che ancora una volta fa tremare le fondamenta su cui si regge l’Intesa democratica e autonomista, che nel 2003 portò Lorenzo Dellai al governo della Provincia?
«La prima cosa che vorrei sottolineare è che vedo partire con eccessivo anticipo le fibrillazioni tipiche del periodo preelettorale, che portano le forze politiche ad alzare più in alto possibile la propria bandierina e mettere in avanti la propria identità. Da una parte la cosa non mi preoccupa eccessivamente, mi pare più un fenomeno folcloristico che altro. Dall’altra mi inquieta, perché ci sono ancora due anni di lavoro politico da fare prima delle elezioni e mi auguro che vengano sfruttati dalla coalizione per dare contenuti al programma e alla correzione dei problemi che sono emersi in questa prima esperienza con la nuova legge elettorale».

Come considera la rivendicazione di equidistanza dal centrosinistra e dal centrodestra fatta dal Patt?
«La trovo risibile, come è risibile questo barcamenarsi tra destra e sinistra e minacciare di dare vita ad altre coalizioni in vista delle provinciali del 2008. Il Patt è socio fondatore dell’Intesa e fautore dell’alleanza tra Unione e Svp alle politiche. Il dato oggettivo è che solo in forza di questo patto l’Svp ha potuto beneficiare del premio di maggioranza conquistato dal centrosinistra, mentre Bezzi è stato eletto grazie alla migrazione dal Molise di un seggio destinato all’Unione».

Anche lei però non ha mai nascosto le proprie critiche al centrosinistra trentino e parla di «problemi» all’interno dell’Intesa.
«Infatti condivido alcune delle riflessioni di Ugo Rossi. È vero, come dice lui, che vi è un eccessivo sbilanciamento dei poteri in giunta provinciale su assessori di un solo partito, la Margherita. Questo comporta il rischio di un’eccessiva sovrapposizione tra ruolo politico e funzioni di governo e un pericoloso affollamento di interessi attorno al partito di Dellai. E poi c’è il problema della scarsa collegialità con cui si prendono le decisioni: non c’è lavoro di squadra».

Secondo lei è necessaria una verifica di maggioranza?
«Non condivido questa terminologia, che ricorda la Prima Repubblica. Quello che posso dire è che subito dopo la conclusione del congresso della Margherita ho detto a Lunelli che è tempo di riprendere le fila della coalizione e mettere in cantiere il lavoro per le provinciali. Credo che una riunione vada convocata entro metà gennaio, anche per parlare dei problemi nati all’interno dell’Intesa».

Quali devono essere i temi principali di questo incontro?
«Uno di essi è il rapporto con le forze politiche che fanno parte dell’Unione, ma che sono esterne alla coalizione che ha vinto le provinciali nel 2003. Penso in particolare a Rifondazione, che ha partecipato in modo determinante alla vittoria del centrosinistra alle politiche. Si tratterà di iniziare a discutere della composizione della coalizione nel 2008».

Questa prospettiva potrebbe però fare arrabbiare ancora di più il Patt...
«Suggerisco al Patt di avere un atteggiamento di apertura: esiste anche un centrosinistra nazionale».

Qual è la posizione dei Verdi sul Partito democratico?
«Potremmo essere interessati a discuterne se si trattasse di un progetto ampio e pluralista, ma finora mi pare una partita che si riduce soltanto a accordi di vertice tra Margherita e Ds. Per il momento restiamo osservatori esterni».

 

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